LE SCARPE / THE SHOES

Le scarpe della mia collezione non sono semplici scarpe come quele che si troverebbero in una normale boutique, ma mirano a soddisfare pienamente chi le indossa... Lo stivale ad esempio si adatta a tutti i polpacci siccome dotato di una serie di ganci invisibili all'esterno, mentre il tronchetto con la sua soffice soletta imbottita e grazie alle varie "aperture" fa sembrare rilassante anche una passeggiata da 5 ore... un'ulteriore particolarità è che le 4 scarpe possono essere indossate sia sul piede destro che a quello sinistro..
... ecco come sono nate!:

"Quando ci è stato detto di procurarci una forma per scarpe , io ho pensato subito a mia nonna, spesso da piccola giocando infatti l'avevo vista fare lavori strani, cucire suole e infine prendere questi “piedi di legno”, ritagliare una “U” da un pezzo di velluto molto spesso e mettercelo sopra per, misurarlo poi decorarlo a fiori e infine unirlo alla suola con un bel po di punti fatti rigorosamente a mano e con filo cerato.Un giorno poi, non molto tempo fa, ho deciso di chiederle spiegazioni al riguardo, annotandomele bene e facendole promettere che prima o poi mi avrebbe insegnato.
Ma un bel giorno, dopo aver realizzato la mia prima scarpa mi sono accorta che non era ne destra ne sinistra e per curiosità ho chiamato subito la nonna per chiederle informazioni sul suo “piede di legno”... non mi sbagliavo, non era né destro né sinistro... le forme “di una volta” venivano fatte in casa e la scarpa (che si chiamava scarpet) veniva utilizzata un giorno su un piede e un giorno sull'altro, solo così questa poteva conservare la sua forma e durare anche di più perché cambiandola di piede tendeva a logorarsi meno.
Ai tempi soldi purtroppo nei piccoli paesini non ce n'erano, per il cibo ci si arrangiava coltivando patate e fagioli e allevando galline e conigli...ma le scarpe non si potevano comprare e bisognava metterle, sia per il troppo freddo, sia perché in chiesa ci si andava ogni domenica anche se non si aveva la forza di alzarsi dal letto per il troppo lavoro (Li non ci si poteva presentare mal vestiti o senza scarpe). A questo punto le donne del paese [ Sia ben chiaro che non saprei identificare un anno perché mia nonna ricorda ancora la sua “straponze”(cucire in modo molto fitto le solette delle scarpe)] decisero di utilizzare i vecchi abiti ( e per vecchi si intendono abiti inutilizzabili e non rattoppabili) e di usarli per fare suole per scarpe. Mia nonna mi ha mostrato orgogliosa il suo ago triangolare per “straponze”che ai tempi vedevo come una cosa stranissima e meravigliosa allo stesso tempo e ora so che è un semplice ago per pelle molto grande...
La soletta era quindi letteralmente costruita con micro-pezzettini di stoffa cuciti l'uno all' altro a formare un foglio; poi molti fogli uno sull'altro formavano una suola che dopo una prima imbastitura veniva tagliata a misura. Il passo successivo era il più duro della realizzazione di tutta la scarpa, bisognava trapuntare la suola, a mano e in modo che lo scarpet non si rompesse e per realizzarne due ci poteva volere anche una settimana.


Per pura coincidenza qualche giorno fa mio zio, pochi anni più giovane di mia nonna ma nato in una vallata parallela ( a mio parere più ricca) mi ha raccontato dei loro “scarpet”. Nelle valli a nord di Longarone infatti esisteva una gomma nera e spessa che veniva messa sotto alle suole trapuntate in modo da logorarle meno. Ho fotografato uno scarpet e vi consiglio di guardare la suola, ma solo toccandola potrete capire com'era solida e dura. Tutto il bordo tra suola e tomaia era poi “protetto da una cucitura molto fitta che e se si rompeva veniva sostituito".
Concludendo, ho quindi creato scarpe pensate per un piede destro o uno sinistro ma che in verità possono essere calzate a piacere.
PER CHI FOSSE INTERESSATO ALL'ARGOMENTO:

PRIMA COLLEZIONE /FIRST COLLECTION


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